Uscito nel 1829, è un storia breve che l’autore scrive come manifesto contro la pena di morte, trattando l’argomento, alquanto spinoso, in modo profondo.
Il protagonista della storia è un uomo, del quale però non vengono forniti molti dettagli. La narrazione avviene in prima persona e la vicenda viene raccontata attraverso i pensieri del protagonista. Nelle prime pagine il prigioniero si trova rinchiuso in una cella da tre giorni e mentre attende, con animo irrequieto, la sentenza del processo, descrive come terribili le notti passate in detenzione, utilizzando parole molto forti, come “terrore ed inquietudine”.
Al termine della breve detenzione cautelativa, viene portato al processo, davanti ai giudici, che sentenziano la sua condanna a morte. Dopodiché viene trasferito a Bicêtre, una carcere dove trascorre le sue ultime settimane di vita. Durante questo periodo, il protagonista, ha modo di riflettere sulla propria vita e su come questa sia destinata a concludersi. Tra i vari pensieri spesso ricorre la figura della figlia di appena tre anni, privata in così tenera età della figura paterna.