Il gruppo e il leader
È il 3 luglio 1971, una sera come tante altre, a Parigi si spegne James Douglas Morrison (meglio conosciuto come Jim Morrison), frontman dei Doors, definito dai media “lo sciamano del rock”, il “Re lucertola”, “Dioniso”. I Doors nascono dall’incontro fra Jim Morrison e Ray Manzarek, entrambi studenti della UCLA School of Theater, Film and Television dell’Università della California. I due avevano molto in comune, come ad esempio la passione per i classici della letteratura maledetta (Baudelaire, Verlaine, Rimbaud), per la poesia e il cinema. Erano gli anni Sessanta, gli anni d’oro dei Beatles, della San Francisco tutta “peace & love”. Quella dei Doors sarà una lunga e dura gavetta nei locali di Los Angeles prima di riuscire a completare il loro primo album (The Doors, 1967). È uno debutti più folgoranti della storia. Il gruppo è composto da Jim Morrison (voce solista), Ray Manzarek (bassista), Robbie Krieger (ottimo compositore e chitarrista), John Densmore (tastiera e batteria). Il loro stile è inconfondibile, un blues stravagante ed eccentrico, da molti definito anche rock psichedelico e i testi sono graffianti e irrequieti, spesso di difficile comprensione come del resto lo è Jim Morrison che sa interpretarli magistralmente. Ma è soprattutto dopo la scomparsa della leadership che verrà pienamente riconosciuta la capacità creativa e travolgente del gruppo. Spesso durante le performance Jim era un vulcano “fuori controllo”, inveiva contro il pubblico (Miami, live 1969), la sua inquietudine raggiungeva livelli devastanti (arresto nel 1970) ma l’immagine che si ha di lui è quasi sempre semplicistica e riduttiva. Jim Morrison non era solo una rockstar devastata dall’alcol e dalla droga, un poeta maledetto, uno sciamano del rock. Dietro a questa maschera c’era un ragazzo fragile e introverso, irrequieto, acuto e intelligente, una vera icona del rock, un ragazzo che non è mai diventato uomo perché è morto a soli 27 anni.
L’album
Tutto inizia con il primo singolo, Break on Through (To the Other Side), e i Doors fanno urlare già allo scandalo visto che il testo parla di una ragazza che tutti amano ("everybody loves my baby") e che non è nel pieno delle proprie capacità mentali ("she gets high"): è un invito incalzante a “sfondare le barriere che ti bloccano il cammino”. La provocazione accompagnerà sempre la band. Alabama Song (Whisky Bar) è l’episodio più curioso dell’album e forse della carriera della band: è infatti la versione di un brano scritto nella Hauspostille di Bertolt Brecht nel 1927. Il quartetto losangelino fa propria quest’opera del drammaturgo tedesco trasformandola in una marcetta in cui l’hammond e il mandolino fanno da sfondo all’inconfondibile voce di Morrison che canta di un viaggio alla ricerca di un whisky bar e di una "little girl". Appartiene al primo album anche la canzone più famosa dei Doors: Light My Fire. Con essa il gruppo raggiunge una fama mondiale inaspettata. End of the Night mostra invece il lato più intimo e oscuro della band, quel lato legato in maniera indissolubile alla notte, compagna di mille parole, canzoni, poesie e sensazioni. The End è il gran finale, un altro classico della band, frutto di una serie di esibizioni al famoso locale di Los Angeles, il Whisky a Go Go. Un testo elaborato che si accompagna a una trama musicale altrettanto complessa, che inizia con una parte lenta accompagnata da parole cantate o recitate, per finire con un climax psichedelico ed urlato. Una canzone il cui scopo è ricordarci che la fine è, sì, la nostra unica amica ("this is the end, my only friend the end") ma è anche un mezzo, estremo, per raggiungere la vera libertà. Canzone, questa, che ha accompagnato Marlon Brando nelle scene finali del film Apocalypse Now.
Discografia
1967 – The Doors
1967 – Strange Days
1968 – Waiting For The Sun
1969 – The Soft Parade
1970 – Morrison Hotel
1970 – Absolutley Live
1971 – L.A. Woman
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Se ti va guarda anche il film
The Doors di Oliver Stone (1991)