I Velvet Underground erano un amalgama esplosivo di musicisti: l’accoppiata chitarristica Lou Reed-Sterling Morrison, il “factotum” John Cale (viola, pianoforte, basso), la “chanteuse” fatale Nico e la più famosa batterista donna della storia del rock, Maureen Tucker. Da questa line-up scaturisce “The Velvet Underground & Nico”: un incubo metropolitano, un rituale malsano e depravato che si consuma in un clima raggelante. Moderni come nessun loro contemporaneo, ma impregnati di un primitivismo selvaggio, Lou Reed e soci riescono a forgiare un suono unico (e inaudito), con una viola elettrica, una chitarra in piena distorsione con il volume sempre al massimo, un singolare tam tam e una seconda chitarra a dare sostegno alla prima. I loro testi, infarciti di droga e sesso, vengono giudicati a lungo troppo scandalosi. Una sera, nonostante un esplicito divieto, eseguono il pezzo “Black Angel’s Death Song” e vengono licenziati in tronco. Quella notte, però, troveranno un nuovo fan: Andy Warhol. Sarà proprio il maestro della pop-art a lanciarli in uno show multimediale, “The Exploding Plastic Inevitable”. E’ il preludio alla nascita del loro album d’esordio, “The Velvet Underground & Nico”.
1967 – The Velvet Underground & Nico
1967 – White Light, White Heat
1968 – The Velvet Underground
1970 – Loaded
1973 – Squeeze